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Per Aspera Ad Veritatem n.16
L'Intelligence del Prefetto e la funzione di governo

Pierluigi Cozzoli - "L'Amministrazione pubblica", luglio-dicembre 1999





L'Intelligence riflette un'esigenza antica quanto l'uomo: quella della cd. "conoscenza anticipata".
Partendo da questa riflessione, l'Autore, nell'interessante saggio in esame, sviluppa un concetto di Intelligence che trova le sue radici nell'istinto di conservazione dell'uomo, si intreccia nelle sue espressioni primordiali con la mitologia e la religione, diviene poi una forma di conoscenza con connotazioni pratiche, prevalentemente applicata alle esigenze belliche, fino ad acquisire un profilo dinamico e sincronico legato alle situazioni e agli eventi nel loro divenire. In questa maniera, l'Intelligence diventa strumento per elaborare valide previsioni.
Il saggio, pubblicato nella rivista culturale dell'Amministrazione civile dell'Interno "Amministrazione pubblica" curata dall'ANFACI, con novità di argomenti, esplora, in particolare, una rinnovata funzione d'Intelligence del Prefetto, cui fa storicamente capo un patrimonio di informazioni connesso alla sua tradizionale figura di rappresentante del Governo, che lo pone quale cardine centrale per la soluzione dei problemi sul territorio.
La funzione dell'Intelligence è quindi, in ultima analisi, per l'Autore, presupposto e strumento del processo decisionale del Prefetto.
Con chiarezza espositiva, l'Autore argomenta come, intesa quale raccolta organica di informazioni utili a definire valide previsioni, l'Intelligence richieda un'adeguata organizzazione che lasci poco spazio all'improvvisazione e al caso.
In tale accezione, inoltre, l'Intelligence - afferma l'Autore - non è appannaggio esclusivo di un Servizio segreto, investendo attualmente tutti i settori della vita sociale, siano essi pubblici o privati, i quali hanno sempre più necessità di una gestione sistematica delle informazioni.
Affidabilità, organizzazione, rigorosi processi cognitivi di acquisizione, verifica, analisi e riscontro delle informazioni. In altri termini, l'Intelligence, come metodo e presupposto di ogni intervento, di ogni attività operativa indubbiamente è riferibile a tutte le organizzazioni che abbiano necessità di "conoscere" per "governare".
In tale accezione, essa è anche e soprattutto attività propria dei Servizi di informazione e sicurezza.
Certo, le funzioni specifiche dei Servizi richiedono evidentemente ulteriori parametri che rendono l'attività di Intelligence degli OO.II. assolutamente peculiare.
Occorre invero tener conto della circostanza che l'acquisizione delle informazioni da parte dei Servizi avviene per lo più necessariamente in via fiduciaria e quindi presuppone un circuito informativo "coperto" cui attingere, con modalità e procedure del tutto peculiari, ciò che non è possibile acquisire in altro modo.
Ma il dato essenziale che caratterizza l'Intelligence dei Servizi d'informazione è soprattutto legato alla sua "finalità", che risiede, com'è noto, nella tutela della sicurezza dello Stato, bene prioritario e insopprimibile per l'indipendenza e la sopravvivenza stessa dello Stato e delle sue istituzioni.
La circostanza che è sotteso all'Intelligence degli OO.II. un così preminente interesse, la sicurezza dello Stato, da un lato configura il raggio di attività dei Servizi come ben più ampio di quello di qualsiasi altra "Intelligence" e, dall'altro, connota le sue finalità in un'ottica squisitamente politica: i Servizi, infatti, secondo il nostro ordinamento, riferiscono sul loro operato al Governo, cui fa capo la responsabilità politica e per la quale il Governo stesso può essere chiamato a rispondere innanzi al Parlamento.
La riflessione dell'Autore sull'intelligence del Prefetto, nel senso della "conoscenza" legata all' "agire" nei molteplici aspetti della vita politica, sociale ed economica, così ben descritta, costituisce dunque un pregevole punto di vista per ogni qualificato sistema di informazione.



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